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Domenica 7 Giugno - Passeggiata nella storia
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In occasione della Festa dell’Unità di Marzabotto, domenica 7 Giugno, con partenza dalla stazione FS di Pioppe alle ore 9, guiderò gli interessati in una breve escursione durante la quale avremo la possibilità di mettere a fuoco ciò che avvenne nel 1944, ed in particolare le stragi di Pioppe, Creda, Valico di Sopra, Maccagnano (stragi per le quali nel processo del 1951 il Maggiore SS Walter Reder fu assolto, perché il suo Battaglione Esplorante non vi partecipò). Gli autori di queste stragi non furono mai processati, e sulla fucilazione nella Botte di Pioppe ed a Canovetta il 1° ottobre 1944 è possibile aggiungere qualche elemento di chiarezza. A tale proposito invito gli interessati a leggere l’articolo pubblicato sul numero 30 della rivista “Al Sas” (appena uscito) che tratta appunto questo argomento. La partecipazione è libera e gratuita.
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Al ritorno (ore 11 circa al Parco Bottonelli di Marzabotto) ci sarà un aperitivo offerto dall’organizzazione, ed una breve discussione alla quale parteciperà il Sindaco Romano Franchi.
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al sâs – storia natura cultura
Segnalo alcuni articoli che trattano la storia di Monte Sole pubblicati dalla rivista semestrale “al sâs”, edita dal gruppo di studi 10 righe. In particolare i numeri 27, 28 e 29. Per chi fosse interessato è possibile abbonarsi alla rivista con 15 euro annui. Le riviste sono disponibili anche in edicola al prezzo di € 9,50.
vedi sito: Progetto 10 righe
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LUMINASIO, ANTICHE CASE
1 « Cà de' Zanetti » (disegno di E. fantini, 18 agosto 1940) |
« Cà de' Zanetti », « Cà d'Amadesi », ed altri antichi edifici di Luminasio
Questa parrocchia, comprendente una vasta zona montana nel Comune di Marzabotto, può vantare alcuni caratteristici antichi borghetti, ancora pressoché intatti nella loro veste medievale.
Il primo è il complesso di pochi fabbricati detto « Cà de' Zanetti » che forma un bellissimo tipico assieme (figg. 1-13bis) che ritengo più che meritevole d'esser conservato come raro e tipico esempio di antica dimora appenninica: risale alla fine del sec. XV ed ai primi del XVI (su un architrave è la data 1512) .
Nelle vicinanze eravi la bella « Cà d'Amadesi » del 1501, purtroppo distrutta da eventi bellici (figure 1-3 nel paragrafo Cà Amadesi).
Altri interessanti borghetti sono quelli denominati « Il Rio », « Frascarolo » (figg. 1-4 nel paragrafo Frascarolo) e « La Costa », posto al vertice della montagna che sovrasta la chiesa parrocchiale di Luminasio.
Il Calindri, meticoloso raccoglitore di dati e di notizie riguardanti i territori da lui visitati, in merito a questa parrocchia tra l'altro ci informa come « nel sito detto la Costa, piccol borghetto, nel 1764 fu trovato un vaso di fibule antiche di rame e se ne vanno trovando di quando in quando nel sito detto Ramonte; convien credere, perciò, che anticamente qui vi fosse un artefice che ne lavorasse » (1); il buon Calindri non poteva sapere come questo luogo fosse situato nelle vicinanze immediate del territorio di Marzabotto, già importante centro etrusco come dovevano rivelare nei secoli XIX e XX le scoperte della città di Misa e della relativa necropoli, ad opera degli archeologi bolognesi Gozzadini e Brizio.
Da una scorsa ai libri parrocchiali, eseguita nel 1782, lo stesso Calindri ebbe a rilevare come le pendici e le vette dei monti attorno a Luminasio nel 1579 fossero infestate dai lupi, sicuro indizio della vasta estensione dei suoi boschi.
(1) S. CALINDRI, Dizionario corografico-storico, III, Bo1()gim 1782, p. 165.
2 « Cà de' Zanetti »; sull’architrave della porta a destra è scolpita la seguente iscrizione: AGOSTINO FE FARE DEL 1512 (18 agosto 1940) |
3 Iscrizione sulla porta di « Cà de' Zanetti » (1971) |
4 Due finestre di « Cà de' Zanetti » (18 agosto 1940) |
5 « Cà de' Zanetti »: tipica finestrina d’architettura « comacina » che si riscontra in molte antiche case dell’Appennino Bolognese. La data è da interpretarsi come 1500 (18 agosto 1940) |
6 Finestrina di « Cà de' Zanetti » (1950) |
7 « Cà de' Zanetti »: particolare del fianco (1950) |
8 « Cà de' Zanetti »: fabbricato staccato, ma facente parte del complesso della casa stessa, lato di levante. Purtroppo la torre è oggi ormai semidiroccata (18 agosto 1940) |
9 « Cà de' Zanetti »: parte retrostante del fabbricato staccato |
10 « Cà de' Zanetti »: particolare della veduta precedente (1950) |
11 « Cà de' Zanetti »: finestrina della torre. E’ da notare l’elegante arco monolitico (disegno di E. Fantini, 18 agosto 1940) |
11bis Porta interna di « Cà de' Zanetti » (disegno di E. Fantini, 1940) |
12 Architrave della porta di cui alla figura precedente (1971) |
13 Finestrina di « Cà de' Zanetti » (disegno di E. Fantini, 1940) |
13 bis Finestrina di « Cà de' Zanetti ». Notare il caratteristico arco monolitico (disegno di E. Fantini, 1940) |
CASA AMADESI
1 « Cà d’Amadesi », purtroppo distrutta per eventi bellici nel 1944 (18 agosto 1940) |
2 « Cà d’Amadesi »,: particolare col tipico ballatoio, pressochè commune nelle antiche case della mon« Cà d’Amadesi »,: tagna bolognese (18 agosto 1940) |
3 Tre finestre di « Cà d’Amadesi »; la seconda è datata 1501 (disegni di E. Fantini, 1940) |
FRASCAROLO
1 Antico borghetto di «Frascarolo» (7 marzo 1950) |
2 Borghetto di «Frascarolo»: tipica finestrina ad arco monolitico, in arenaria (7 marzo 1950) |
3 Borghetto di «Frascarolo»: antica porta (disegno di E. Fantini, 1940) |
4 Borghetto di «Frascarolo»: (disegno di E. Fantini, 1940) |
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LA VIA CRUCIS DI MONTE BONZARA
Il 5 Aprile del 2014 si è celebrata la tradizionale ricorrenza della Via Crucis sul Monte Bonzara. Per l'occasione ho realizzato un video che riproduce (quasi integralmente) l'evento.
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Il Monte di Bonzara, storia e leggende
Nel 1934 Pietro Beghelli, di Ronca, decise di costruire una croce sulla cima del Monte di Bonzara (1). E la costruì all’interno del perimetro dell’antica rocca, a pochi metri dall’ingresso della grotta che, secondo la leggenda popolare, ospiterebbe le fate, e sbucherebbe sul Monte di Vignola.
Pietro Beghelli di Ronca foto tratta dall'opuscolo di Iannini |
Il crocefisso posto sul monte da Beghelli (prima del restauro) |
Il crocefisso dopo il restauro ora verniciato di bianco) |
Sabato 5 Aprile 2014, a 80 anni di distanza si è svolta la tradizionale processione della Via Crucis, organizzata dal parroco di Monte San Giovanni don Giuseppe Salicini, e con la partecipazione di mons. Giovanni Silvagni.
La via Crucis di Monte Bonzara è composta da 14 “stazioni” (costruzioni in muratura con una cripta che un tempo conteneva immagini sacre, ora rimosse da atti vandalici, e quindi sostituite con immagini su carta), disposte lungo un percorso a tratti ripido e roccioso che dalla strada bianca porta sulla cima del monte. Il rito della processione è molto suggestivo, per diversi motivi: l’ambiente, le caratteristiche dei partecipanti, le parole declamate dai sacerdoti, i canti, le letture dei testi. Infine il punto di arrivo sulla cima, con la grande croce riverniciata di bianco, installata sui resti delle antiche mura di una rocca medioevale, ed il discorso conclusivo di mons. Silvagni che sottolinea il piacere di essere assieme, anziani, giovani e bambini in una esperienza comune di canto, ascolto e riflessione, ma anche di spensierata attività rituale. Poi, a valle, prima del ritorno al parcheggio, per tutti vi è un piacevole rinfresco con aperitivi e antipasti.
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Stazione della Via Crucis sul Monte Bonzara |
Una fase della processione del 5 Aprile 2014 |
Il rinfresco |
Il Monte di Bonzara è alto 595 m, e sulla cima ha ospitato in passato una rocca; Calindri, che la visitò alla fine del 1700, ne descrive i resti in modo dettagliato, e citando fonti storiche ne fissa la data di costruzione intorno alla fine del 1200 (2).
C’è qualcosa di magico sul monte di Bonzara ? A sentire i racconti degli abitanti della zona certamente sì. Infatti la leggenda popolare raccontava di fate che vivevano nelle grotte che dal Monte di Bonzara si sarebbero addentrate nel sottosuolo per tornare ad uscire sul monte di Vignola, alla distanza di circa 3,5 km.
Mia madre, classe 1926, che ha abitato per lungo tempo a Luminasio, racconta ancora che:
“La gente diceva che a Vignola c’erano le fate, e che stavano dentro alle caverne del Monte di Vignola. Si diceva che alla notte si vedessero delle luci, ed alle volte dicevano che al mattino presto venivano fuori per raccogliere le lenzuola che avevano steso alla notte. Dicevano anche che quelle caverne si estendevano sotto al monte e saltavano fuori nel monte di Bonzara. Perchè anche lassù c’è un buco, e dicevano che era l’uscita di quelle caverne là.”
Questo racconto popolare è riportato anche da Augusto Martelli nel libro “MONGARDINO storia e leggenda nell’Appennino bolognese”, edito da Overseas Bologna 1973 (fino a poco tempo fa l’infopoint di Sasso Marconi era ancora in grado di procurarne una copia).
ingresso della leggendaria grotta (oportunamente chiusa con tronchi di legno per ridurre rischi di incidenti |
I Monti Bonzara e Vignola visti da Google Earth |
Panorama dal Monte Bonzara |
A proposito delle stesse fate mia madre ricorda anche che:
“Poi dicevano che a volte queste fate mettevano un paiolo sulla strada in una posizione isolata dove non c’erano case vicine, per esempio in cima a Crocetta, e che passando a mezzanotte, in una notte particolare, quando c’erano queste fate con il paiolo, che facevano bollire delle cose, chi fosse riuscito a gettare una corona per il rosario dentro al paiolo le fate sarebbero sparite, ed il paiolo pieno di cose preziose sarebbe rimasto lì.”
Una cosa certa è che sul Monte di Bonzara l’apertura per la caverna è all’interno della antica rocca, e sul Monte di Vignola nel periodo medioevale vi era un altro castello. Inoltre la fenditura nella roccia dalla quale si accederebbe alla grotta sul Monte di Bonzara, punta direttamente verso la cima del Monte di Vignola.
1) opuscolo in PDF distribuito in occasione dell'80°: Iannini dell'Accademia del Samoggia
2) Un pò di storia dal Calindri: Bonzara e San Chierlo
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